lunedì 22 giugno 2009

Flusso di pensieri che non sapevano dove annoiarsi.


La coscienza è un muro di pensieri che ti viene costruito nella vita.
E' il peccato originale del tuo quotidiano.
E' un ladro che insegue le proprie impronte.
E' di tua proprietà, ma appartiene a tutti gli altri.
E' un free-pass che ti apre le porte del Giudizio.
E' una mappa che segna i passi da seguire. E che ti porta a guardare oltre la siepe con la consapevolezza di avere un punto di vista.
Ma dov'è la linea di demarcazione civile e sociale che fissa i limiti?
Non esiste, se non in noi. Perché la Legge spesso non si ricorda dove sia.

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«Un gesto d'ira nell'ambito di una situazione psichica sensibilmente pregiudicata dalla pregressa assunzione di alcol e cocaina che, è bene dirlo subito, non costituisce né una scriminante né un'attenuante, ma deve essere richiamata perché rappresenta invece una spiegazione, ovviamente non la sola, dello sconsiderato comportamento del Franceschini per i fatti per cui viene qui giudicato». Questo è un passaggio delle motivazioni con cui il gup Fiasconaro ha condannato a 2 anni e 8 mesi il 23enne che ha violentato una 25enne a Capodanno. (Dal Corriere della Sera)

Qual è il male? Qual è il bene?
Non esistono differenze, se non mettiamo un punto. Ovunque sia. Ma questa linea tratteggiata chi la deve tracciare?
Se io non vedo colpe colpevolizzate, abbasso le accuse nei miei confronti e alzo il perdono.
Non mi esamino.
Mi accetto.
Mi considero un passatempo di me.
Un hobby che si è stancato.
Una semplice lettura da dimenticare la sera, prima di dormire.
Io sono il divieto di me stesso.
Se nessuno me lo insegna, sarò il divieto degli altri.
Sarò libero di pensarmi come voglio e di accettare ogni conseguenza sotto il grosso cappello sancta sanctorum del mio.
Sono il sindaco di una paese abbandonato.
Sono l'errore ortografico che condona le sue falle.
Sono la zebra che ora ha le strisce nere, ora bianche.
Sono il punto più distante che si avvicina.
Sono il ragno che si schifa.
Sono la perfezione che non ha specchi dove guardarsi.
Sono l'attimo prima del dopo.
Sono un tutto che cade a pezzi.

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È stato il primo pirata della strada condannato in Italia per omicidio volontario, ma la sentenza non supera il vaglio della corte d'assise d'appello. Per i giudici, Lucidi merita una sanzione per omicidio colposo. E la pena viene dimezzata: da dieci a cinque anni. Lucidi ottiene le attenuanti generiche. In secondo piano il resto: il pirata era senza patente, ha bruciato il semaforo a 90 all'ora, ha travolto lo scooter dei due studenti senza fermarsi a soccorrerli. (Dal Corriere della Sera)

Dobbiamo imparare a condannarci.
Altrimenti, non sapremo mai migliorarci.

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