mercoledì 29 ottobre 2008

Rivendico.


Oggi, fra le canzoni del momento c'è sicuramente Pop Porno de Il Genio.
Tutti a cantarla, tutti a promuoverla. In effetti, è una gran bella canzoncina.
Proprio per questo ne rivendico la scoperta.
Perché già una sera primaverile ne rimasi colpito al primo ascolto passeggero su All Music. Scusate la pretesa, ma per uno che ama il trash musicale è importante.
Già ho scoperto i Tokio Hotel anni prima del loro approdo italiano.

Caterina Caselli, se ti serve una mano...

Che scuola fai?


Proteste, comitati, blocchi.
Per cosa?
Il ritorno del maestro unico.
Non sono un tecnico, non sono un insegnante.
Però so che tagliare 87.000 insegnanti vuol dire una cosa.
E non sostituire 87.000 insegnanti che andranno in pensione nei prossimi 3 anni ne significa un'altra. Ancora una volta la dialettica gioca le sue carte in modo subdolo.

Sul tema si sta accendendo solo un grande fuoco fatuo.
Non vorrei scoprire che dietro le paventate paure di un tempo pieno lacunoso si nascondino interessi privati o semplici pretesti per criticare il Governo.
Tutti questi studenti in piazza.
Realmente convinti o mossi solo da spirito antagonista, a prescindere?

venerdì 24 ottobre 2008

Se questo è un uomo.


Secondo non so quale Università americana o inglese che ha utilizzato non ricordo più quale particolare programma di non so quale computer, questo volto sarebbe l'esatta raffigurazione del Michael Jackson di adesso, se non fosse caduto nella scolorina qualche anno fa. Beh, un uomo di tutto rispetto, anche più affascinante di quando era uno dei Jackson Five. Poi da buon calvo mi è nato un semplice pensiero.
Donne rifatte, parrucche incollate, tinture di capelli, etc.
Ma dove è il confine delle nostre debolezze? Fino a dove si spinge l'ego visivo?
Molto lontana, anche compiendo poca strada.
La maschera di sé non fa altro che evidenziare i nostri difetti. Accettarsi è la vera risposta. Magari lottando con se stessi. Magari non smettendo mai di farlo. Altrimenti è troppo facile migliorarsi. La sfida che ci renderà più forti è migliorarsi, senza cambiare.

venerdì 17 ottobre 2008

L'immagine è tutto?


Quest'uomo è Kim Jong-il.
Il "Caro leader". Il dittatore della Corea del Nord.
Sembra un gelataio di Love Boat.
Per non parlare dei suoi scagnozzi.

Primo: licenziare il sarto.
Poteva disegnare cappelli più piccoli.
Secondo: rifarsi il guardaroba.
Anche la dittatura ha una dignità visiva.

mercoledì 15 ottobre 2008

Mi prendo un giorno di ferie per andare in ufficio.


E' una legge misteriosa.
Regolata da non si sa chi.
Che prima o poi ti condanna.
Prenditi un giorno di ferie, da qui ad un anno. In una data a caso.
Come per magia, verrà indetta una presentazione irrinunciabile.
Quello stesso giorno o il giorno dopo.
Le conseguenze sono ovvie.
Per aggirare la Legge bisogna trovare il suo punto debole.
Quale?
Lei gioca con i nostri piani ferie.
Per fregarla, basta non farli e vivere alla giornata.
Alzarsi la mattina e dire "oggi non vado a lavorare."
Un atto imprevisto che romperebbe gli schemi.
Semplice.
Infatti in 6 anni di lavoro non sono mai riuscito a farlo.

martedì 7 ottobre 2008

Dressed to amaze.


Ieri sera ho visto per l'ennesima volta uno dei miei film preferiti in assoluto: Vestito per uccidere di De Palma. Questo film ha tutti gli elementi che più mi esaltano, sia a livello di contenuti che a livello di regia.
La bellezza in genere dei suoi film sta nella spiegazione visiva della scena. De Palma nasce come fisico e come tale affronta il cinema. Ovvero in modo scientifico. Non c'è stacco, non c'è montaggio serrato, non c'è visione incompleta, non c'è negazione dell'immagine. Lo svolgimento della scena ha tutto il tempo necessario per svilupparsi ed essere capita. Ogni persona ha un ruolo definito, un percorso chiaro da seguire, ogni cosa ha una sua posizione. Le pedine si muovono secondo la regola del causa/effetto. Se noi abbiamo gli elementi ben chiari, sapremo quello che succederà. Pensate alla scena della stazione degli Intoccabili. La camera segue tutto. Ci fa vedere tutto. Nulla viene perso. De Palma non mi inganna mai. Mi fa vedere le cose come stanno. Sta a me stare attento.
In Vestito per uccidere questa sua pratica viene seguita con grandi risultati. Ci sono almeno 3 momenti in cui il serial killer è presente sulla scena, senza che venga chiaramente notato da noi. Ma c'è. E non è vestito in borghese. Un esempio? Quando Angie Dickinson si avvicina al taxi del suo amante, la camera passa davanti ad un gruppo di persone dove primeggia il serial killer. Eppure non lo notiamo. Sembra essere un semplice passaggio di macchina, ma in realtà il regista ci fa vedere già il colpevole. De Palma è così.

Fino a ieri sera credevo d'aver colto ogni particolare di questo film. Mi sbagliavo. Il regista era riuscito a fregarmi. Perché?
C'è una scena all'inizio del film. Quando tutto deve ancora succedere.
Siamo nello studio del dottore.
La macchina da presa è ferma e inquadra due ambienti nello stesso momento: il dottore nello studio che parla al telefono da una parte e l'entrata dello studio dall'altra. Fra i due ambienti c'è un muro che divide la scena simmetricamente.
Lo spettatore non può avere una grande attenzione perché si ritrova a seguire due scene nello stesso momento: il dottore al telefono ed Angie che entra dalla porta.
Ma è una semplice scena di raccordo. E' un esercizio stilistico. Nulla di più.
Credevo.
Perché lì, in quei 3 secondi, c'è tutto il film.
Solo ieri me ne sono reso conto.
All'ennesima visione.
Perché?
Quando Angie entra nello studio, incontra un'altra donna che invece esce. La si intravede pochissimo, un secondo o poco più. Probabilmente è il cliente precedente. Il nostro cervello gli attribuisce poco valore e la ignoriamo. Sbagliando. Perché non cogliamo un particolare importate di quella donna: è in tutto per tutto simile al serial killer (anche se non lo è).
Il film è spiegato.
De Palma ci ha già detto tutto.
Lo studio, il dottore, il serial killer ed Angie come prossima vittima.
Abbiamo tutti gli elementi del film in mano.
Certo, questo particolare verrà colto da 10 persone su 100.000.
Ma c'è ed è solo il nostro occhio pigro a non coglierlo.

Capito perché adoro questo regista?

mercoledì 1 ottobre 2008

Drug-store.


Se avessi voluto avrei potuto sniffare.
A Milano è più facile trovare la cocaina che un parcheggio sotto casa.
Ma se c'è una cosa di cui sono orgoglioso di questi ormai 7 anni milanesi è il non aver mai ceduto. Anzi, il non aver mai avuto nessuna voglia di provarci. E sì che di motivi come quelli che si sentono nelle interviste ne avrei anche potuti avere: solitudine, stress lavorativo, voglia di essere accettato, bisogno di svagarsi.
Ma questo non è il mio mondo.
Dalla semplice canna a tutto il resto. (A dir la verità 3 tiri di canna li ho fatti, ma ero ad Amsterdam con un mio amico. Ed era un pò come fumare la prima sigaretta. Una piccola trasgressione dettata più dal contesto che da una reale volontà.)

Il mio non è un discorso moralista del tipo "quella roba ti brucia il cervello".
E' una semplice accettazione di sé.
Io voglio essere in ogni momento come sono.
Voglio lasciarmi condurre dalla mia euforia o dalla mia tristezza.
Non voglio essere guidato da altro.
Io sono così: triste, silenzioso, solitario, all'improvviso euforico, energico ed intraprendente. Ma solo perché il mio cervello, il mio umore ha deciso spontaneamente di esserlo. E' un discorso di forza di pensiero.

Nella mia testa ci entro solo io.
Nel bene e nel male.