Se tutto torna,
chi va via?
Ps: Se tutto torna, non ci stiamo in casa.
venerdì 29 ottobre 2010
giovedì 28 ottobre 2010
Un fatto assolutamente normale.
160 euro di multa.
-6 punti.
Eh, sì.
Passare con il rosso ha delle conseguenze.
Le quali, nella mia condizione economica attuale, non sono una passeggiata.
Lo devo ammettere. Ho pensato di far parte di quella platea di italiani che contestano la multa per vedersela condonare, anche per futili motivi.
Ma non ci sono riuscito.
Mi ricordo quella serata.
Mi ricordo di essere passato un attimo dopo il rosso.
E di aver visto scattare il flash alle mie spalle.
Non ho difese: devo pagare.
Il senso del giusto non mi permetterebbe altro.
Anche se poi alla fine è un gesto di assoluta normalità.
Ma la normalità, a volte, è un'eccezione.
-6 punti.
Eh, sì.
Passare con il rosso ha delle conseguenze.
Le quali, nella mia condizione economica attuale, non sono una passeggiata.
Lo devo ammettere. Ho pensato di far parte di quella platea di italiani che contestano la multa per vedersela condonare, anche per futili motivi.
Ma non ci sono riuscito.
Mi ricordo quella serata.
Mi ricordo di essere passato un attimo dopo il rosso.
E di aver visto scattare il flash alle mie spalle.
Non ho difese: devo pagare.
Il senso del giusto non mi permetterebbe altro.
Anche se poi alla fine è un gesto di assoluta normalità.
Ma la normalità, a volte, è un'eccezione.
mercoledì 27 ottobre 2010
Considerazione.
Cosa si perde, invecchiando?
La salute.
Il desiderio.
Le forze.
Prima di tutto, la pazienza.
La salute.
Il desiderio.
Le forze.
Prima di tutto, la pazienza.
martedì 26 ottobre 2010
La scarpa dei pubblicitari.
Se c'è una para che ho, è quella dei piedi bagnati.
Per questo da anni sono in cerca della "scarpa totale".
Ovvero, quella scarpa che metti e non te ne frega più nulla di quello che Dio ha deciso di far cadere dal cielo.
Quella scarpa che resistesse alla neve, al set, allo shopping.
E' stata una violenza, ma alla fine ho ceduto.
E ho comprato le Blundstone.
Per due motivi le odio, tuttora.
Primo: moltissimi pubblicitari come me le indossano. E questo mi cataloga controvoglia.
Secondo: potete immaginare il mio 44 come esca in questi scarponcini.
Certo, ora affronto indomito l'inverno milanese.
Con 2 cm di suola che mi fanno anche più alto.
Perché la vera missione adesso è non abbassare più gli occhi.
Moderno Clint Eastwood?
No, direi piuttosto Bigfoot.
Per questo da anni sono in cerca della "scarpa totale".
Ovvero, quella scarpa che metti e non te ne frega più nulla di quello che Dio ha deciso di far cadere dal cielo.
Quella scarpa che resistesse alla neve, al set, allo shopping.
E' stata una violenza, ma alla fine ho ceduto.
E ho comprato le Blundstone.
Per due motivi le odio, tuttora.
Primo: moltissimi pubblicitari come me le indossano. E questo mi cataloga controvoglia.
Secondo: potete immaginare il mio 44 come esca in questi scarponcini.
Certo, ora affronto indomito l'inverno milanese.
Con 2 cm di suola che mi fanno anche più alto.
Perché la vera missione adesso è non abbassare più gli occhi.
Moderno Clint Eastwood?
No, direi piuttosto Bigfoot.
lunedì 25 ottobre 2010
Inception.
Ho aspettato questo film un bel po'.
Ieri sera finalmente gli ho dedicato due ore e poco più.
Mi sarebbe piaciuta una telecamera fissa sulle espressioni dubbiose della gente.
Mi sarebbe piaciuto un registratore che cogliesse i miei sospiri pieni di riflessioni.
Dicono che una volta non sia sufficiente per capirlo.
Probabilmente non ne bastano neanche 4 per apprendere ogni sfumatura.
Ma il fatto che dopo un'ora fossi lì a chiedermi cosa significasse questa o quella scena, mi fa dire che il film merita.
Ieri sera finalmente gli ho dedicato due ore e poco più.
Mi sarebbe piaciuta una telecamera fissa sulle espressioni dubbiose della gente.
Mi sarebbe piaciuto un registratore che cogliesse i miei sospiri pieni di riflessioni.
Dicono che una volta non sia sufficiente per capirlo.
Probabilmente non ne bastano neanche 4 per apprendere ogni sfumatura.
Ma il fatto che dopo un'ora fossi lì a chiedermi cosa significasse questa o quella scena, mi fa dire che il film merita.
martedì 19 ottobre 2010
Gennaio 2011.
lunedì 18 ottobre 2010
venerdì 15 ottobre 2010
La febbre del venerdì sera.
Aspettando un panino al prosciutto crudo da asporto del panino giusto, possono succedere tante cose.
Per fortuna, l'attesa dura poco.
Bret viene da 5 mesi di booktour e Milano è l'ultima tappa.
Non ha troppa voglia di trovarsi un centinaio di fans davanti.
Lo fa intuire.
Eppure tutto appare funny e non disgusting.
Un pseudo critico inizia a presentare l'autore.
Inizia parlando dell'agorà, ma capisce ben presto che non andrà da nessuna parte di fronte a un Bret alquanto restìo a parlare del suo lavoro.
Così lascia la parola ai lettori.
Ed ecco allora che i discorsi prendono una piega sociale.
Usciamo dall'ateneo ed entriamo in facebook.
Monkey si definisce.
Una scimmia sul palco, pronta a farsi vedere per la gioia del pubblico pagante.
C'è stanchezza e ironia nelle sue parole, ma nessuna critica.
Accetta il ruolo e lo interpreta nel migliore dei modi fino al termine.
Concede moltissimi autografi e foto, senza mai lesinare un sorriso.
Anzi, invita tutti a fare foto e a metterle sui blog (ecco il mio ruolo).
Risponde alle domande, anche alle più stupide.
Un veggente gli chiede se sia il suo ultimo libro.
"I don't know."
Secco, chiaro, linare. Da zittirti subito.
Una masochista chiede il significato dell'ultima frase del libro. (inutile precisare come venga immediatamente zittita).
Un politicante domanda se per American Psycho si sia ispirato a Berlusconi.
"A ridiculous rockstar."
Così lo definisce, chiedendo dove sia questa fantomatica isola piena di puttane che il presidente frequenta ogni tanto.
Il sorriso cattura tutti. Misto amarezza, certo.
Probabilmente ci vede come una Repubblica delle banane.
Anche se a cena si delizierà come mai.
Perché alla fine, per gli americani siamo solo un piatto di pastasciutta.
Cotta al dente, ma cotta.
Allora, non ci resta che piangere.
Anzi, non ci resta che leggere Imperial bedrooms.
Ti puoi annoiare.
Puoi scrutare le coppiette e mentalmente fare commenti poco riguardosi.
Puoi semplicemente guardare 600 volte l'orologio.
Oppure puoi sfogliare l'inserto degli spettacoli e scoprire come uno dei tuoi autori preferiti sia in città per presentare il suo ultimo libro.
Bret Easton Ellis a Milano.
Wow.
Il destino direte.
Che un forte mal di testa ha cercato di diradare prima di infrangersi contro una pastiglia omicida di cibalgina fast, mai così serial killer di tutti i mali.
Così, detto, fatto.
Anzi visto, fatto.
18.30. Puntuale a La Feltrinelli.
Mi trovo in mezzo a tanti lettori incuriositi dall'americano.
Accanto a me c'è uno di mtv di cui non ricordo il nome.
Una che parla di un centro sociale.
Due bergamaschi belli pesanti nella cadenza.
Uno con un sacchetto di libri da far firmare all'autore, compreso un 33 giri dei Talking Heads.
Una ragazza che sa di indie rockstar, particolarmente bella (attenzione: il tatuaggio colorato e invasivo sulle braccia delle donne mi piace un casino).
Una ragazza che sa di indie rockstar, particolarmente bella (attenzione: il tatuaggio colorato e invasivo sulle braccia delle donne mi piace un casino).
Una finta alternativa milanese con il cane stile Paris Hilton che si perde nella giungla delle gambe.
Uno che antepone il suo sudore a sè.
Per fortuna, l'attesa dura poco.
Bret viene da 5 mesi di booktour e Milano è l'ultima tappa.
Non ha troppa voglia di trovarsi un centinaio di fans davanti.
Lo fa intuire.
Eppure tutto appare funny e non disgusting.
Un pseudo critico inizia a presentare l'autore.
Inizia parlando dell'agorà, ma capisce ben presto che non andrà da nessuna parte di fronte a un Bret alquanto restìo a parlare del suo lavoro.
Così lascia la parola ai lettori.
Ed ecco allora che i discorsi prendono una piega sociale.
Usciamo dall'ateneo ed entriamo in facebook.
Monkey si definisce.
Una scimmia sul palco, pronta a farsi vedere per la gioia del pubblico pagante.
C'è stanchezza e ironia nelle sue parole, ma nessuna critica.
Accetta il ruolo e lo interpreta nel migliore dei modi fino al termine.
Concede moltissimi autografi e foto, senza mai lesinare un sorriso.
Anzi, invita tutti a fare foto e a metterle sui blog (ecco il mio ruolo).
Risponde alle domande, anche alle più stupide.
Un veggente gli chiede se sia il suo ultimo libro.
"I don't know."
Secco, chiaro, linare. Da zittirti subito.
Una masochista chiede il significato dell'ultima frase del libro. (inutile precisare come venga immediatamente zittita).
Un politicante domanda se per American Psycho si sia ispirato a Berlusconi.
"A ridiculous rockstar."
Così lo definisce, chiedendo dove sia questa fantomatica isola piena di puttane che il presidente frequenta ogni tanto.
Il sorriso cattura tutti. Misto amarezza, certo.
Probabilmente ci vede come una Repubblica delle banane.
Anche se a cena si delizierà come mai.
Perché alla fine, per gli americani siamo solo un piatto di pastasciutta.
Cotta al dente, ma cotta.
Allora, non ci resta che piangere.
Anzi, non ci resta che leggere Imperial bedrooms.
venerdì 8 ottobre 2010
Lauree nel seminterrato e professori vestiti da operai.
PADOVA — Lauree nel cortile interrato e professori con addosso pettorine fosforescenti come fossero operai di strada. L’ultima trovata di docenti e ricercatori del Bo contro il ddl Gelmini.
Io lo trovo offensivo nei confronti degli operai. E poco rispettoso verso i nuovi dottori e le loro famiglie. Ancora una volta, ho la sensazione che la scuola italiana abbiamo bisogno di una mazzata molto più pesante di quanto si dice adesso.
giovedì 7 ottobre 2010
Ci sono canzoni che...
... s'impossessano di te e ti fanno pensare alle tue storie, al tuo futuro, ti fanno parlare mentalmente con alcune persone, ti aprono ad altri pensieri che aprono ad altri pensieri, ti chiudono il cuore, ti sdoppiano in tanti se e molti più ma. Ti comunicano di tutto, tranne il loro reale pensiero.
Non c'è niente di me, fuori di me.
Sto consumando una storia.
Una vita.
L'attimo prima del respiro.
Le mie giornate.
Dietro qualcosa che non bussa a nessuna porta.
Se non a quella di un attesa perenne che non sa orientarsi.
Avesse un senso.
Avesse un significato.
Avesse un nemico, saprei con chi lottare.
Invece parla solo con se stessa.
Sto consumando le mie ore.
Me lo dice il soffitto che mi guarda tutte le notti addormentarmi.
Me lo ricorda la casa vuota nell'aspettarmi.
Me lo dimostrano le mie abitudini troppo solitarie per vivere al di fuori di me.
Questo enorme cronometro che cerca di scagliarmi le sue lancette per strada
ha il tempo dalla sua.
Una vita.
L'attimo prima del respiro.
Le mie giornate.
Dietro qualcosa che non bussa a nessuna porta.
Se non a quella di un attesa perenne che non sa orientarsi.
Avesse un senso.
Avesse un significato.
Avesse un nemico, saprei con chi lottare.
Invece parla solo con se stessa.
Sto consumando le mie ore.
Me lo dice il soffitto che mi guarda tutte le notti addormentarmi.
Me lo ricorda la casa vuota nell'aspettarmi.
Me lo dimostrano le mie abitudini troppo solitarie per vivere al di fuori di me.
Questo enorme cronometro che cerca di scagliarmi le sue lancette per strada
ha il tempo dalla sua.
martedì 5 ottobre 2010
Fatti non fumo.
I fumatori sono veramente una palla micidiale.
Perché?
Gli puzzano le mani.
Ti tocca sempre aspettarli, mentre si prendono i loro minuti d'aria.
Ti lasciano da solo come uno sfigato nel locale, mentre loro escono a ciacolare con la "sizza".
Ti bruciano la camicia, passandoti accanto, quando alla nicotina aggiungono l'alcool.
Momento di sfogo irrazionale.
Perché?
Gli puzzano le mani.
Ti tocca sempre aspettarli, mentre si prendono i loro minuti d'aria.
Ti lasciano da solo come uno sfigato nel locale, mentre loro escono a ciacolare con la "sizza".
Ti bruciano la camicia, passandoti accanto, quando alla nicotina aggiungono l'alcool.
Momento di sfogo irrazionale.
lunedì 4 ottobre 2010
I hope, i hope.
L'autrice della saga di Harry Potter: "Potrei scrivere in futuro un ottavo, nono o decimo libro della serie. Non posso escludere questa eventualità."
Ovvero, appena finisce di spendere i suoi primi milioni di dollari si mette a scrivere.
E' fatta.
Ovvero, appena finisce di spendere i suoi primi milioni di dollari si mette a scrivere.
E' fatta.
venerdì 1 ottobre 2010
Paradosso.
Il telecomando.
L'ascensore.
L'auto.
Gli esempi possibili per testimoniare la nostra voglia di comodità sono infiniti.
Spendiamo centinaia di euro per attrezzature che limitano le nostre fatiche giornaliere.
Spendiamo centinaia di euro per attrezzature che ci fanno sudare in palestra la sera.
L'unico a farsi i muscoli è il conto in banca.
L'ascensore.
L'auto.
Gli esempi possibili per testimoniare la nostra voglia di comodità sono infiniti.
Spendiamo centinaia di euro per attrezzature che limitano le nostre fatiche giornaliere.
Spendiamo centinaia di euro per attrezzature che ci fanno sudare in palestra la sera.
L'unico a farsi i muscoli è il conto in banca.
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