mercoledì 25 giugno 2008

E' ora di iniziare a ragionare.

Corriere della Sera:
"Per Bertinotti senza la sinistra radicale in Parlamento c'è un regime leggero."

Zanonato (esponente Pd e sindaco della mia città natale):
"Ognuno vende il proprio prodotto. Ma parlare di regime o di un ritorno al fascismo non è un'analisi oggettiva della realtà. Il governo fa sparate propagandistiche. Gli altri pure. E questo ci distoglie dai problemi."

Se tutti ragionassero così.
Nessuno scontro, solo confronto.

martedì 24 giugno 2008

Altro giro, altro testimonial.


Costiera amalfitana. Occhiali da sole, hotel di lusso e cortesia locale.
Un grande attore in mezzo a noi. Sulla scena italiana di sicuro fra i migliori. Su quella internazionale comunque nei top 100.
E il prossimo spot chi mi porterà ad abbracciare?
Girano già nuove voci, ma nulla si può dichiarare.
Mi è concessa solo una piccola preview:
"Noooo, ma lei.... è....biiiiiiiiip."

mercoledì 18 giugno 2008

L'estate sta finendo.


I ricercatori di qualche fantomatica Università americana hanno finalmente scoperto la causa di un'estate così vaga, insolita quanto bagnata.
A tale conclusione ci sono arrivato anch'io ieri sera, sotto l'effluvio caldo della mia malandata doccia.
Pensateci. L'estate inizia quando vediamo scorrere sulle tv nazionali quella suadente sigletta. Quando vediamo i nostri italici cantautori o meno sgolarsi su palchi semivuoti.Quando la starlette di turno grida a tutta gola (e petto nudo) il nome dell'artista. Poi improvvisa, fulminea, arriva la domanda:
ma quest'anno il Festivalbar non va in onda?

E fu così che il creatore di tutti i mondi, annoiato nella sua stanza dei desideri, decise di togliere l'estate a tutti coloro che avevano tolto a lui la canzone dell'estate.
No Festivalbar, no playback, no estate.

venerdì 13 giugno 2008

Ho 20 anni di ritardo sul mio lavoro.


Ieri sera per puro caso mi sono ritrovato a guardare quello che Rete4 definisce un Filmissimo. Ovvero Yuppies.
Non starò qui a discutere sulla bellezza o meno del film (per me veramente bello nel suo essere pura fruizione dell'inutile, nel suo spegnerti ogni pensiero).
Ma sottolineo solo un aspetto. Nel film i protagonisti, gli esponenti di successo, gli arrambanti arrivisti, gli arricchiti modelli di una borghesia dominante sono un notaio (e chi li ammazza), un dentista, un rivenditore d'auto e... un pubblicitario come me. O meglio, un copywriter come me.
Se questa figura è entrata in una sceneggiatura di Vanzina, qualcosa di vero ci sarà stato. E infatti è tutto vero. Da quando ho iniziato questo lavoro si narrano i mitici anni '80 come retaggio onirico del passato. Come sappiamo, ogni stagione ha un suo boom lavorativo. Il mio era 20 anni fa. E lì s'è fermato. Perché ora, niente è più lontano dalla realtà.
Forse dovrei fare un lavoro dal perenne rendimento, tipo il farmacista o il notaio. Anche se sarebbe troppo facile. Non sono mica una casta chiusa.


ps: comunque gli slogan che il pubblicitario Jerry Calà propone sono davvero stupidi e fantastici. Per una calza chiamata Velatissimo s'inventa dei claim oggi improponibili. Purtroppo. Alcuni esempi?
Velatissimo. Il collant arrapantissimo.
Hey gringo, la calza Velatissimo. (Questa è veramente assurda).
Velatissimo. Il collant smutandissimo.
Velatissimo. Il collant che è uno schiant.

Ma quello che verrà scelto da Zampetti (Direttore creativo) sarà:
Velatissimo. E vai fuori di gamba.

Altri tempi. Purtroppo.

giovedì 12 giugno 2008

Dichiarazione d'intenti.


Io non sono un metallaro. Mai stato.
Io non sono un rockettaro. Mai stato.
Io non sono un vaschiano. Mai stato. (E mai lo sarò)
Io non sono un seguace della chitarra.
Io credo nel basso, nella batteria.
Io credo nella ritmica fine a se stessa.
Io credo nella base alla Public Enemy.
Io credo nel loop.

Però. Una sera di Giugno.
Uno rende omaggio al suo nemico.
L'assolo finale di Slash in November Rain
ha la forza emotiva per restare nella gente.

lunedì 9 giugno 2008

Uno cosa può fare il sabato sera?


Se non guardare John Rambo?
Lo ammetto, io sono uno di quelli cresciuti con il mito di Sly. Indifferente il personaggio. Bastava ci fosse lui. Non per nulla, il primo film per il quale ho versato qualche lacrima di sconforto è stato "Over the top". Film che può essere definito in tutti i modi possibili, tranne quello di essere lacrimevole. Ma questo è un altro discorso.
Dicevamo. John Rambo.
Ero curioso dopo Rocky Balboa, valore inespresso della saga dello stallone italiano. Chissà come si sarebbe comportato il veterano.
Non male, non bene.
Tralasciamo le lacune morali per cui passa dal diniego più totale ad intervenire all'azione più feroce solo perché una bionda prima e un prete dopo lo convincono con delle labili motivazioni. Ma questo è Rambo. Non possiamo perdere tempo nel giustificare l'azione. Dobbiamo entrare subito in azione.
Primo dato positivo: un accampamento militare in mezzo alla giungla. Ottimo contesto che ben si addice al nostro eroe. Fra fango e pioggia può agire nascosto e colpire nel buio. Piccolo retaggio del primo Rambo, l'unico film veramente riuscito della saga.
Secondo dato positivo: non è da solo. Questo lo rende più credibile. Non è più il pazzo solitario che prende un carro-armato e si scontra contro un elicottero militare, restando illeso (Rambo 3). Ma fiancheggia una squadra di mercenari. Anzi, una volta gli viene salvata anche la vita. Certo, la carta d'identità parla chiaro. Sia per Sly che per il suo personaggio. Ma a parte una corsa sostenuta in mezzo alla giungla il fisico non lo vede impegnato in scene impossibili. E anche nella scena finale da sparatutto lui comunque si è scelta una posizione stravantaggiosa: dall'alto della montagnetta con in mano un mitragliatore. Ovvio che massacri tutti e nessuno ti piglia. La domanda sarebbe: perché nessuno fra i cattivoni ti lancia una bombetta, ma cercano tutti di risalire a piedi? Qui dobbiamo sospendere il dubbio e guardare convinti. Questo è cinema.
Insomma, c'erano le potenzialità per confezionare un film onesto.
Poi durante i titoli di coda guardi la durata: 83 minuti. E allora dici no.
Ma come?
Ti ho seguito fin qui. Ho accettato le evoluzioni impossibili di un uomo che si rimangia la parola in 5 minuti e tu mi lasci con il minimo sindacale?
Quanto sarebbe costato filmare 15 minuti in più, dedicando più tempo alla fuga dai militari birmani e alla scena finale in cui lui torna finalmente in Arizona?
Non chiedevo un profilo psicologico dei personaggi. Per carità.
Ma visto che sei una macchina da guerra, che ti costava uccidere altri 15-20 cattivoni dagli occhi a mandorla?

giovedì 5 giugno 2008

Stanno arrivando.


Ieri pomeriggio.
Sotto un porticato per evitare la pioggia.
Lungo il marciapiede passano due ragazze.
Una fa all'altra:
"Mancano 5 mesi e 2 giorni al concerto dei Cinema Bizarre."

Come già detto, stanno arrivando.

martedì 3 giugno 2008

Gomorra è un pugno nello stomaco.


Sono andato a vederlo al cinema, spinto da quel passaparola che sottolineava come fosse un vero e proprio pugno nello stomaco.
Me ne sono reso conto.
Aggiungerei di più.
Fa venire la nausea.
Tanto da uscire dopo un'ora e venti di spettacolo.
Con una sensazione di vomito.
BASTA CON LA CAMERA A SPALLA!

Ok utilizzare il dialetto per entrare meglio nel contesto del posto (anche se non mi piace sdoppiarmi fra immagine e sottotitoli). Ma dove sta scritto che per trasmettere la realtà devo muovere sempre la camera?
Per carità, non siamo ai livelli di The Blair Witch Project...