lunedì 29 luglio 2013
Almeno una volta nella vita@Blur a Milano.
Ci sono concerti che non devono fare l'appello.
Sanno che ci sarai.
Devi solo pagare il biglietto e aspettare.
I Blur.
La band che ha accompagnato la mia adolescenza, dopo la fanciullesca fase duraniana.
Probabilmente l'ultimo loro passaggio.
Manina alzata: presente.
Sarà stato il venticello che allontanava la puzza di Autan e l'afa.
Sarà stata la scelta dei pezzi, tutti singoli.
Sarà l'eterno amore che provo per Damon (non sbaglia un colpo).
Tuttoèfilatosenzainterruzionidipiacereperun'oraemezza.
Energia, sorrisi, orecchio, divertimento.
L'improvvisa sensazione di ascoltare un pezzo di Inghilterra.
La piena consapevolezza di avere davanti la "musica".
Questi sono i concerti che mi piacciono.
Quelli che torni a casa e ti indispongono per la loro assenza.
Come se il metadone finisse l'effetto e ti riportasse alla realtà.
Assenze temporanee di pensiero.
Solo movimenti di gambe, braccia e bacino.
Una lunga ola che parte dall'ugola e arriva fino all'alluce.
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