martedì 22 novembre 2011

C'è del marcio a Copenhagen.

La scandinavia era tutta uguale per me.
Non avendola mai vista,
che differenza poteva esserci fra Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia?
Era arrivato il momento di mettere delle bandierine alla Risiko.

L'invasione è iniziata dalla Danimarca.
3 giorni nella capitale.
Prime impressioni?
Non fa così freddo (al punto da evitare la maglietta termica comprata appositamente).
Il design la pervade, ma non la caratterizza.
Le donne sono carine, ma non sono le amazzoni bionde che t'immagini.
Hanno tantissimi snack.
Sfrecciano in bici, neanche fossero Moser.
I re della strada sono i ciclisti, poi vengono i pedoni e per ultimi gli automobilisti.
Non sanno bene come vestirsi contro il freddo: o in maglietta o belli coperti.
Sanno bene come vestire i loro figli: tutti in tuta da sci.
Fumano nei locali.
Non sanno fare i dolci.
Sanno fare il pane.
Pagano tantissimo al ristorante.
Pagano pochissimo una casa.
Sono gli inventori della Lego (mi inchino per questo).
Hanno la nebbia come a Milano.
Sanno tutti l'inglese, anche l'ultimo nato.
Hanno un parco giochi da favola in centro città.
Si abbronzano dal freddo.
Hanno trasformato una sirenetta in un simbolo.
Ma oggi la lasciano in mezzo alla spazzatura.
Vivono in una città senza identità: ora sembra Amsterdam, ora sembra l'Inghilterra.
Christiania (il quartiere occupato che si proclama stato libero) me lo ricordo più per l'odore di fumo che per i suoi murales.
Pusher street in particolare è abbastanza insulsa.

A parte questo,
non regge il confronto con la mia città preferita: Amsterdam.
A parte tutto,
se avete due giorni liberi, andateci.

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