domenica 4 aprile 2010

Lo zio è un-politically correct.

Deve essere così.
Lo zio è il parente "maledetto" che non vedi mai.
Salta i tuoi appuntamenti.
Abita lontano, chissà dove.
E pochi km diventano un continente.
Della sua vita conosci poco, avvolto com'è nel mistero.
E' un'anima che respiri per poche ore e poi "puff", scompare in un arrivederci.
Perché lo zio è il giocattolo che scordi di avere nell'armadio.
Con lui stringi accordi segreti.
Di lui ti puoi fidare.
Primo perché rispetta poco le raccomandazioni dei genitori.
Secondo perché a lui non si obbedisce. Si comanda.
Quando arriva, è già l'ora di salutarlo.
Arriva come Babbo Natale.
Non lo associ ai compiti, lo associ ai regali.
In più nel codice dello zio, articolo n.164, comma 2 c'è scritto:
"Lo zio è il parente stretto che si può prendere in giro, anzi si deve."
E' la fotografia dei tuoi, con l'aggiunta di ironia e leggerezza.
Non è l'autorità.
E' il rompete le righe.
Non è la matita.
E' la gomma che cancella.

Nessun commento: