Sono sempre stato un uomo di destra.
O lì vicino.
Ma col tempo si cambia un po' la visuale delle cose.
La si addolcisce, oppure la si estremizza.
Essendo già agli estremi (il mio primo voto porta la firma MSI), mi sono avvicinato a piccoli passi in una zona di confine, dove la differenza sta nelle persone più che nelle bandiere.
Così seguo Matteo Renzi da qualche anno ormai.
Ho letto i suoi libri.
Sono iscritto alla sua newsletter.
L'ho seguito nel suo attuale giro per l'Italia in camper.
Perché?
Perché in quella che dovrebbe essere la mia fazione politica c'è il vuoto.
E perché nei suoi discorsi, nelle sue azioni ritrovo quel lato decisionale che troppo spesso manca nella sinistra italiana. Sentirlo parlare di "meritocrazia" non è poco. Vederlo governare una città senza cedere al dogma della concertazione è già molto.
I vari Bindi, Di Pietro si soffermano negativamente solo sul suo tema della rottamazione.
Non cogliendo quello che trascende le parole.
Un'idea di futuro.
Reale, tangibile, vero.
Al quale affidarsi sul serio.
Certo, non gli nego una buona dose di marketing o uno studio pedissequo delle presidenziali americane. Ma anche Napoleone volle calcare le impronte di Alessandro Magno.
Riuscirà a vincere le primarie?
Non credo.
Però è riuscito a vincere la reticenza (almeno la mia)
di chi crede poco o nulla a questa politica.
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