giovedì 10 aprile 2008

Nessuna resa, nessun Re.



Prima era l'età dell'oro.
Prima era una bolla di sapone, senza che lo sapessi.
Avevo al mio fianco una schiera di maggiordomi dell'animo.
Come una scacchiera senza giocatori, ogni cosa era al posto giusto.
La mia Regina, il mio piccolo gruppo di Cavalieri e il mio regno.
Era facile essere Re. Ma quel regno non esiste più.

Prima non era così. La storia da scrivere sembrava più scorrevole.
Ora il mio trono vacilla. Ovunque si spargono voci di nuove ondate
di invasori. Si tramano colpi di stato.

Prima stringevo lunghe alleanze.
Ora mi trovo in terra straniera, con forze sconosciute.
Cerco di governarle come posso, ma ottengo soltanto di perdermi.
Se soddisfo una corrente a me vicina, ne perdo un'altra. Ignorarle
non posso. Così si diventa un Re senza sovranità. E il dispiacere
passa da un muro all'altro fino a rassegnarsi fra i calcinacci di
casa. I cronisti raccontano di continue lotte intestine.

Ogni Re, quando sente vacillare i piedi, rinforza le mura.
Le irrobustisce di silenzi, di attese, di respiri, senza cedere il passo.
Nessuna parola, nessuno sbaglio.
Nessuna resa, nessun re.

Anche oggi Zeus non posso sacrificarti nulla.

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